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“VITTORIO EMANUELE III – UOMO DEI SUOI TEMPI”. AL CONVEGNO TENUTOSI A CAGLIARI, INCENTRATO SULLA FIGURA DEL RE VITTORIO EMANUELE III, E’ STATA PRESENTATA E DISCUSSA LA FIGURA DEL SOVRANO CHE REGNO’ TRA DUE EPOCHE, RESTITUENDONE UN’IMMAGINE STORICAMENTE PRECISA.

CAGLIARI – “Vittorio Emanuele III – Uomo dei suoi tempi”: questo il titolo del convegno tenutosi il 3 febbraio presso il Cesar’s Hotel di Cagliari e incentrato sulla figura del Re Vittorio Emanuele III. Un convegno che ha permesso al pubblico, numeroso e partecipe, di ripercorrere i 46 lunghi e difficili anni del suo regno grazie alla relazione attenta del Cav. (OSSML) Prof. Avv. Luciano Scalas Cao, con la collaborazione del dott. Avv. Corrado Maxia.

Tra il pubblico, oltre al Vice Delegato Regionale Vicario per Cagliari Comm. (OSSML) Nob. Cav. Ing. Don Alessandro Grondona e al Cav. Gr. Cr. (OSSML) Nob. Cav. Prof. Don Enrico Sanjust dei Baroni di Teulada, Membro della Giunta degli Ordini Dinastici della Casa Reale di Savoia e Presidente della Commissione Araldica, presenti anche molti altri rappresentanti della Delegazione Sardegna degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, i rappresentanti dei “Convegni di cultura Beata Maria Cristina di Savoia” e la Presidente della Delegazione cagliaritana Dr.ssa Donatella Cortese Gavassino.

Il percorso scelto dal relatore, senza escludere nessun aspetto e riflessione riguardo ai temi più oscuri e dibattuti del suo regno, ne ha descritto con estrema precisione sia le fasi più drammatiche sia gli episodi più densi di valore umano e sociale. Una descrizione che ha permesso di restituire un ritratto completo e attuale del Re, il ritratto di un uomo “dei suoi tempi”, legato profondamente a quella Patria verso la quale ha sempre dedicato tutta la sua attività e tutti i suoi sforzi.

Come ha ampliamente argomentato il Prof. Avv. Luciano Scalas Cao il Re Vittorio Emanuele III nel suo ruolo di garante si è sempre attenuto con attenzione ai limiti che questo ruolo gli imponeva per poter preservare l’unità nazionale, senza mai esimersi dall’osteggiare e criticare proprio quelle scelte che rischiarono di portare l’Italia vicino ad una fine ancora più drammatica di quella che fu.

Dalla dichiarazione dello Stato di assedio sino alle leggi raziali, compresa l’intera, buia parabola fascista, in ogni occasione il Re tentò di dissuadere i protagonisti politici di allora dall’imboccare una strada pericolosa, riuscendo anche sino al 1943 ad evitare le deportazioni di massa che i Tedeschi stavano attuando in tutt’Europa e abrogando poi le leggi razziali nel 1944 quando fu nel pieno esercizio del potere legislativo.

Negli ultimi drammatici anni del suo regno, mentre iniziava la liberazione della penisola da parte degli alleati, prese infine una fondamentale decisione: spostarsi da Roma a Brindisi. Non fu una fuga, ma una scelta ponderata e lungimirante che permise di dare continuità allo Stato e una legittimazione all’Italia nella lotta di liberazione. Se il Re allora fosse rimasto a Roma sarebbe stato costretto ad assoggettarsi all’R.S.I. e così l’Italia non avrebbe avuto quella controparte legittima che gli permise di trattare condizioni di pace decisamente più favorevoli di quelle riservate alla Germania, riuscendo a preservare in primis la propria integrità territoriale.

Tra le iniziative poi di grande valore internazionale assunte dal Re Vittorio Emanuele III una delle più importanti fu quella che lo vide nel 1905 finanziare e donare una sede all’Istituto internazionale dell’agricoltura, oggi FAO. Durante il suo regno approvò anche due provvedimenti che non possono non essere citati per la loro rilevanza sociale e nazionale: l’introduzione del suffragio universale maschile (1912) e femminile (1945).

In prospettiva dunque quella effettuata dal Cav. Prof. Avv. Luciano Scalas e dal dott. Avv. Corrado Maxia. è stata una relazione estremamente importante per chiarire, grazie ad una dettagliata disamina dell’allora contesto storico e istituzionale, come l’operato del Re Vittorio Emanuele III fu sempre volto, nel suo ruolo di padre della Patria, a preservare gli interessi del Paese e come le accuse a lui rivolte furono dettate dalla volontà di diversi politici di discolparsi e negare certe collusioni col fascismo trovando nel Re un capro espiatorio, senza farsi scrupolo della verità storica.




 

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